IL TUO RESPIRO - by Claudio Corsi

 

Il respiro è la cosa più importante della tua vita. Qualsiasi altra cosa viene dopo. Puoi sopravvivere anche un mese senza mangiare, forse una settimana senza bere. Pochi minuti senza respirare. Eppure, difficilmente ci pensiamo. Non ne siamo quasi mai consapevoli, se non quando “ci manca”.

Respirare, dal latino soffiare. SoffioPsiche, dal greco respirare, soffiare. Soffio. Per i greci, Anima. Il soffio vitale. Attraverso il respiro, secondo il taoismo cinese, scorre il qi (c’hi o ki in altre zone asiatiche), l’energia primordiale, il respiro, il soffio vitale, l’equivalente del prana indiano, che potremmo chiamare anche spirito.

A livello fisiologico, biochimico, è un processo davvero complicato e non ne parleremo qui. Diciamo che è uno scambio di gas, fra il nostro organismo e l’ambiente esterno. Con l’inspirazione l’esterno entra al nostro interno, con l’espirazione il nostro interno esce all’esterno. Assorbiamo soprattutto molte molecole di quell’elemento che un giorno qualcuno ha deciso di chiamare “ossigeno”, emettiamo soprattutto un altro composto che si è deciso di definire “anidride carbonica”. Grazie all’ossigeno, che dentro le nostre cellule si mescola con le molecole dei carboidrati e dei grassi che mangiamo (in parole molto semplici) produciamo energia. Quella che ci serve per sopravvivere e per fare tante altre cose.

Oggi non ti metterò link, collegamenti a video su internet. Digita tu le parole, i termini che vorresti approfondire. Naviga senza indicazioni e solo se ti va. Se però vuoi rivedere altre cose che ho scritto, trovi tutto qui: https://www.bolognasolidale.it/laboratorio-del-fare

Per respirare usiamo tanti muscoli, ma il più rilevante è sicuramente il diaframma, che per questo potremmo definire il muscolo più importante del nostro corpo. Una specie di ombrello, di cupola, di medusa che si attacca alle costole, allo sterno e alle vertebre lombari, che separa la gabbia toracica (con cuore e polmoni) dalla cavità addominale (con stomaco, intestino, fegato e tutto il resto).

Quando il diaframma si abbassa, lascia più spazio ai polmoni e questa differenza di pressione fra l’interno e l’esterno ci fa inspirare. Quando il diaframma “torna su”, comprime i polmoni e questo ci fa espirare. A molti tipi di contrazione del diaframma diamo nomi che conosciamo bene: ridere, piangere, singhiozzare, tossire, starnutire, sbadigliare, ecc. Entra in una strettissima relazione con il nostro umore, con le nostre emozioni, con i nostri stati mentali, con la nostra digestione...

 

Il tutto avviene automaticamente, anche se non ci pensiamo. Non c’è bisogno della nostra coscienza. Se dormiamo, respiriamo. Se siamo svenuti, respiriamo. Ma, al tempo stesso, possiamo farla intervenire. Possiamo bloccare il respiro e stare in apnea, possiamo respirare più velocemente o più intensamente. In questo modo possiamo intervenire con la nostra attenzione, con la nostra volontà, con la nostra intenzionalità, per produrre effetti sul nostro organismo.

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Le tecniche di respirazione sono essenziali per la prevenzione, per la cura di sé a livello fisico e psicologico, per la riabilitazione da qualsiasi patologia, a qualsiasi età. Le culture millenarie di ogni angolo del pianeta hanno prodotto diverse tecniche di respirazione, considerate spesso come base per la meditazione, la preghiera, il canto.

 Quasi tutti noi respiriamo troppo spesso con il torace, per tanti motivi. Prova solo questo: la cosa più elementare, semplice. Torna a respirare “con la pancia”. Come fanno gli animali, come fanno i bambini piccoli quando sono rilassati.

- Sdraiati a pancia in su, con le ginocchia flesse, alte, i piedi appoggiati per terra. Appoggia una mano sul torace e una sulla pancia. Chiudi gli occhi. Dì a te stesso che lo farai solo per un paio di minuti.

- Presta la tua attenzione sulla mano che sta sul petto, prendi coscienza di cosa sia una respirazione toracica e veloce: respira in modo un po’ affannato, respiri corti e veloci come avessi il fiatone, come avessi appena fatto una corsa. La mano che sta sulla pancia non si solleva, mentre quella che sta sul torace sì. Quella è la respirazione toracica, che riempie solo parzialmente i polmoni. Detto in modo molto semplice, di solito è la respirazione che facciamo quando siamo ansiosi.

- Ora sposta la tua attenzione sulla mano appoggiata sulla pancia: cerca di non gonfiare il petto. Concentrati sull’addome, immagina il diaframma che va verso il bacino, che lascia spazio ai polmoni. Questi si gonfiano ma la sensazione è che si gonfi la pancia. La mano si alza e si abbassa, lentamente. Il torace è quasi fermo, stai respirando quasi solo col diaframma. Fai respiri lunghi, lenti, profondi. Non stai solo respirando, stai respirando consapevolmente. Significa che la tua attenzione è orientata dove vuoi tu, che la tua coscienza è vigile anche se rilassata, che la tua consapevolezza ti guida. Stai mandando messaggi al cervello, segnali alla mente. Non è poco, ma non basta. Il vero esercizio, infatti, non è questo.

Il vero esercizio è ripetere questa cosa diverse volte al giorno per diversi giorni. Sul divano, su una sedia, mentre cammini, mentre guardi un film, mentre leggi un libro, mentre fai la doccia, mentre cucini, mentre compi i mille gesti di ogni giorno. Solo così tutto potrà a un certo punto diventare automatico. Le modalità con cui si “prendono le cattive abitudini” è molto simile a quella con cui si prendono quelle buone. Ripetizione, automatismo. Solo che nel primo caso spesso non c'è consapevolezza di quello che sta succedendo. Quindi non faremo le cose come se fossimo automi, ma saremo facilitati dai nostri automatismi. Un po’ come imparare a guidare un’automobile. All’inizio attenzione a tutto, preoccupazione, paura di sbagliare, esigenza di dover pensare a tutto quello che si fa, poi interviene l’esperienza, l’automatismo, che non significa incoscienza. Significa - anche se sembra una contraddizione - consapevolezza dei propri automatismi.

 

#iorestoacasa #lastorianarrerà