A SCUOLA DI PARITA' : educare le giovani generazioni alla parità di genere

Categoria
Relazioni umane
Agenda 2030

 

​​A scuola di parità: educare le giovani generazioni alla parità di genere

Un piano d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità: è l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritta nel 2015 da 193 Paesi delle Nazioni unite, tra cui l'Italia, per condividere l'impegno a garantire un presente e un futuro migliore al nostro pianeta e alle persone che lo abitano. L'Agenda globale definisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, i quali rappresentano una bussola per porre l'Italia e il mondo su un sentiero ecologico.     

 green revolution

L'Agenda 2030 porta con sé una grande novità: per la prima volta viene espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, superando in questo modo definitivamente l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e affermando una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.

Verso un sistema alimentare più sostenibile

“Il mondo ha a disposizione, o è in procinto di avere, la tecnologia necessaria per permettere a dieci miliardi di persone una nutrizione sostenibile.” dice Norman Borlaug, agronomo che dopo la seconda guerra mondiale, decise di sviluppare una varietà di grano ultra resistente in Messico, dando via alla Green Revolution (rivoluzione verde) che lo portò a vincere il Premio Nobel per la Pace nel 1970, per il suo ruolo nella lotta alla fame nel mondo. Si dice che proprio grazie alla rivoluzione verde Norman Borlaug abbia salvato più vite di qualsiasi altra persona al mondo.

Uguaglianza tra i sessi

Tra gli obiettivi dell’agenda 2030 c’è anche quello di raggiungere la parità di genere e l’Empowerment: con questo termine inglese si intende il processo di riconquista della consapevolezza di sé, delle proprie potenzialità e del proprio agire; si intende inoltre l’accrescimento dell’autostima di tutte le donne e le ragazze grazie all’eliminazione di ogni forma di violenza nei loro confronti, per raggiungere l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione.

parità di genere

La condizione della donna rispetto a quella dell’uomo è passata attraverso numerose tappe nel corso del tempo a seconda dell’evoluzione sociale di un popolo, della diversità dei fattori geografici, storici e religiosi. Ma su un piano generale la donna in tutti i paesi e in tutti i tempi è sempre stata sottoposta a un trattamento diverso rispetto a quello riservato agli uomini.

Il gender gap è un altro termine inglese che sta ad indicare proprio questa differenza di condizioni e trattamento in vari campi della vita.

L’inferiorità della donna sul piano economico ma soprattutto civile è mutata nel corso del tempo e la sua esclusione da una serie di diritti e attività è motivata da ragioni prive di fondamento, quali l’inferiorità fisica o il ruolo predestinato di madre e domestica.

Nel 1803, nel suo “Storia naturale della donna”, Jacques-Louis Moreau, psichiatra francese, scrisse: “non soltanto i sessi sono diversi, ma lo sono in ogni concepibile aspetto del corpo e dell’anima, sotto ogni profilo fisico e morale”.

I concetti culturali di oggi sulla diversità tra uomo e donna sono residui del tardo Settecento, periodo in cui ci furono massicci cambiamenti della società: il potere della religione diminuì in favore della scienza. L’organo sessuale e la sessualità divennero l’arena perfetta per promuovere idee sulla diversità tra uomo e donna: da quel momento la sessualità femminile fu descritta come debole o inesistente, mentre quella maschile forte e incontrollabile. Nel corso dell’Ottocento furono pubblicati moltissimi testi sull’assenza di sessualità nella donna, perciò la mancanza di libido divenne un tratto distintivo tra i sessi e portò ad una visione secondo la quale l’identità di genere è fortemente correlata alla biologia: esistono due generi caratterizzati da opposizione, contrasto e complementarità.

La storia dell’umanità è stata un susseguirsi di torti da parte degli uomini verso il mondo femminile, ma è assurdo pensare, nella società di oggi, alla superiorità di un essere rispetto ad un altro. In Italia il processo che ha portato alla vittoria delle donne contro la discriminazione e l’affermazione concreta della loro parità con il sesso maschile in ogni ambito della vita sociale, economico, culturale e politico, è stato lungo e difficile. Partendo dagli inizi del Novecento la donna ha gradualmente ottenuto potere: dall’acquisizione dei diritti di voto e gli stessi diritti ereditari dell’uomo fino alla parità in campo lavorativo, con la possibilità di esercitare qualsiasi professione e di ricoprire impegni pubblici, anche se c’è ancora una netta differenza di salario annuale tra i due sessi.

Credo che l’acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne e il miglioramento delle loro condizioni sociali, economiche e politiche sia essenziale per il raggiungimento di un governo che favorisca lo sviluppo in tutti i campi della vita. Gli ostacoli di ordine culturale, ma anche politico ed economico che impediscono alle donne di realizzarsi al pari degli uomini devono essere rimossi se vogliamo che la società si evolva in ogni settore, sia pubblico che privato, e si crei una situazione di equilibrio fra i due sessi per raggiungere una maggiore consapevolezza, presupposto fondamentale per vivere in una società democratica e libera da pregiudizi.




  Ambra Orlandini


 

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13 maggio 2022

Ho letto con attenzione questo articolo che abbraccia diversi problemi, tutti molto importanti per il prosieguo ottimale dell'uomo sulla terra. Io non ho le competenze su molte materie, però mi permetto di intervenire parlando sulla parità di genere per quel poco che conosco. Ne parlo perché sono alle prese con un bambino di otto anni che con parole, convinzioni e comportamenti si dimostra un maschilista all'ennesima potenza. Tutti i miei interventi sono andati a vuoto e non sto a spiegare cosa dice sulle femmine, termine che lui usa in tono dispregiativo. Così ho cominciato a pensare cosa si può fare per cambiare una situazione che ha origine nella notte dei tempi , quando l' uomo andava a caccia e la donna lo attendeva a casa con i figli. Certo non è facile sradicare consuetudini di millenni e non basta una legge che determini l'uguaglianza di genere. A mio parere potrebbe essere utile rivedere come, noi donne, educhiamo i nostri figli o nipoti, fin dalla nascita e iniziando dalle cose più banali. Quante volte si dice: “ Non fare la tal cosa ….è da maschio ...oppure è da femmina. E' arrivato il momento di regalare ai maschietti qualche maglioncino rosa e, come si attua nelle scuole Montessoriane, far fare, anche ai maschietti, i lavori definiti domestici. Occorre porre molta attenzione anche nella scelta dei giocattoli, perché se ci pensiamo bene anche in questo campo c'è una precisa differenziazione. Nessuna di noi si sognerebbe di regalare ad una bambina delle macchinine. Di fronte ad un problema enorme come la differenza di genere sono cose banalissime, ma sono convinta che potrebbero aiutare a colmare questo solco che ci distingue gli uno dalle altre. Chissà perché scorre meglio dare la precedenza al dì genere maschile!

PS Penso allo scalpore che fecero, negli anni sessanta , Marlene Dietrich e Katherine Hepburn, indossando i pantaloni. Noi saremmo disposte oggi ad accettare, senza arricciare il naso, uomini, oltre a Carlo d'Inghilterra , con la gonna?

 

Questo commento mi ha fatto ripensare alla mie scuole medie inferiori fatte a Bologna attorno al 1970 perchè io sono nata nel 1958. Alcune mie prof. fra le quali la più decisa era la prof. d'Italiano vietavano a noi ragazze di indossare i pantaloni a scuola perchè a loro parere non era decoroso. E pensate che queste prof. erano sportive, sapevano sciare ad esempio che per quei tempi non era uno sport per tutti. Purtroppo faceva parte di una mentalità per la quale un conto è lo sport e quindi "la divisa" un conto è la vita di tutti i giorni. Non si scherzava su questo le ragazze dovevano avere la gonna e stare sedute composte! Pensate che la stilista londinese Mary Quant introdusse la minigonna nel 1963, ma appunto la minigonna dava valore a ciò che le ragazze di bello potevano mostrare: le gambe, confermando ancora una volta il ruolo seduttivo delle donne che gli uomini accettano di buon grado

26 maggio 2022

Gonne e calzoni

Nella civiltà occidentale siamo abituati a vedere i maschietti di prestigio, che indossano i calzoni, la giacca e, ora un po' meno, anche la cravatta, abbigliamento questo segno di potenza , prestigio e virilità. Il vedere , come mi è capitato ultimamente, uomini di spettacolo o indossatori che indossano la gonna mi lascia molto perplessa e francamente non credo che saprei accettare questa nuova moda senza sorridere, sotto i baffi, in segno di critica.

Allora ho pensato di rivisitare il passato, sì perché gli uomini, soprattutto di prestigio, mica andavano in giro in calzoni. Immaginate Omero, sono sicura che lo vedete con una lunga tunica, cucita su un lato e fermata sulle spalle da fibule preziose e , sul fondo, ricamata una bella greca di colore rosso lacca. E se lo vestissimo con un gessato grigio, beh a me stonerebbe alcunato. Giulio Cesare invece indossava la toga, ossia un lungo mantello che faceva ricadere sul braccio sinistro e che copriva una minigonna a pieghe. Provate a pensarlo in doppio petto blu vicino al nipote Bruto e la sua ghemga in jens... Potrei continuare a lungo e tutto questo per dire che se domani, un mio nipote, si presentasse con una gonna non dovrei meravigliarmi più di tanto, le cose antiche mi sono sempre piaciuti e accorperò anche gli abiti.