Ricordando la strage della stazione del 2 agosto 1980

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Storia della nostra città
zangheri pertini bologna stazione 2 agosto

Nel 1980 io non mi ero ancora trasferito a Bologna, vivevo a Castiglione in Teverina, un piccolo Comune in provincia di Viterbo, quel giorno per motivi di lavoro mi trovavo a Viterbo quando alcuni colleghi mi informarono della tremenda notizia data da una edizione speciale del Telegiornale. Si trattava dell’ennesima strage avvenuta in Italia nell’ultimo decennio (anni 70/80) e che venne definito: “gli anni di piombo”. Si tratta di un decennio, che molti fanno cominciare con le contestazioni studentesche del 1968, in cui lo scontro politico si è talmente esasperato da sfociare nella lotta armata e in una reazione dello stato che, secondo la teoria della "Strategia della tensione", ha coinvolto settori deviati dei servizi segreti. Il decennio di violenza terroristica italiano comincia in un freddo venerdì di dicembre, il 12 precisamente, del 1969 a Milano, con la cosiddetta Strage di piazza Fontana. Seguirono altre stragi come quelle di Gioia Tauro (22 luglio 1970), Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974), La strage dell’Italicus (1974), ed altre più o meno gravi, tutte con l’unico scopo di creare terrore tra la gente comune. Io come tanti altri giovani di fronte a quei fatti così tragici e pericolosi per la democrazia, decidemmo di schierarci a sostegno delle istituzioni e delle forze democratiche; partecipammo a diverse manifestazioni organizzate dai sindacati e dai partiti di centrosinistra. Le immagini che giungevano dalla stazione di Bologna sembravano venire da una zona di guerra. Il giorno dei funerali che la RAI trasmise in diretta il Sindaco di Bologna Prof. Renato Zangheri rivolse un accorato appello al Presidente della Repubblica Sandro Pertini: <Signor Presidente, il dolore non può farci tacere. Corpi straziati chiedono giustizia, senza la quale sarebbe difficile salvare la Repubblica; chiedono pronta identificazione e condanna dei colpevoli di tutti i delitti che hanno macchiato l'Italia in questi anni; chiedono la sconfitta della sovversione, e le condizioni di una vita e di una democratica ordinata. Incertezze e colpevoli deviazioni hanno subito le indagini da Piazza Fontana ad oggi. Troppe interferenze e coperture sono state consentite. Ora la sincerità del dolore e della condanna si misurano sui fatti ed esclusivamente su di essi, sulla volontà e sulla capacità politica e giudiziaria di far luce sulle trame eversive e sui delitti che si susseguono in un crescendo inaudito.
Ognuno dovrà compiere il proprio dovere, come l'hanno compiuto le donne e gli uomini accorsi alla stazione di Bologna nelle ore della strage, per soccorrere e salvare: semplici cittadini, personale sanitario, magistrati, dipendenti degli enti locali, ferrovieri, vigili del fuoco, militari, forze dell'ordine, e la moltitudine che è su questa piazza a raccogliere la sfida del terrorismo. Grazie di essere venuti. Assieme non potremo essere sconfitti.>
Oggi, dopo 40 anni dalla strage, vivo a Bologna e partecipando alla ennesima manifestazione per la tragica ricorrenza, una domanda mi viene spontanea in gergo bolognese: <Come siam messi?>

Marcello Camilli
 

Commenti_blog

Quella mattina stavo lavando l'auto in cortile quando il silenzio è stato interrotto dalle sirene delle ambulanze dirette al Rizzoli di San Michele.
Così si è sparsa la voce che alla stazione di Bologna era successo un disastro.
Per curiosità sono subito andato in stazione con macchina fotografica
Arrivato ho visto uno squarcio al posto dell'ingresso, macerie fumanti con personale che scavava.
Io ero 200 metri quando si è sparsa la voce che c'era un'altra bomba.
Sono fuggito senza fare una foto perché mi sembrava di mancare di rispetto davanti a tanto strazio e dolore.
Giorgio Orlandi

Io ero a Viareggio e....come al solito ero arrabbiatissima, nervosa e cattivo umore ,( non amo molto il mare, ma in quel periodo lo odiavo proprio!!). Ero uscita di casa con mio figlio, che allora aveva 5 anni, e mi ero fermata in un parchetto giochi per cercare un po' di ombra sotto i pini. Mi si è avvicinata una signora gentile che, forse, cercava solo di scambiare quattro chiacchiere . Io...devo aver risposto solo a monosillabi....ricordo solo che quando le ho detto che ero di Bologna, ha fatto una faccia triste e mi ha fatto le condoglianze. Io non capivo, perché non sapevo ancora nulla....ed ero solo presa dal mio nervosismo. Tornata a casa ho trovato mio suocero, ferroviere bolognese in pensione da pochissimo tempo, che stava cercando , attraverso il telefono, notizie dei suoi colleghi. In particolare di un suo amico che , probabilmente, doveva essere in servizio nella stazione centrale. Così ho imparato cosa era successo...e il perché delle condoglianze.  Fortunatamente il collega di mio suocero non era in servizio!

Ma la stazione era piena di gente!!!!

Mara Condori

Io ero molto lontano da Bologna ma la prima reazione è stata di incredibilità poi le immagini  sono state di terrore e di catastrofe.

Giordana Grandi

Io ero in terrazza con mia figlia piccola ho sentito un boato e poi le sirene delle ambulanze non mi sono resa conto che era successo una tragedia che mi fa ancora stare male.

Mara Bergamaschi

Il 2 agosto 1980 ero fuori città per il funerale di uno zio di mio marito. Quando verso le 12 siamo tornati a Bologna, abbiamo trovato la città sconvolta: strade impossibili da percorrere, ambulanze e macchine private che correvano all'impazzata a sirene spiegate, persone che correvano verso la stazione. Noi dovevamo raggiungere via De' Carracci dietro alla stazione, dove abitavano i genitori di mio marito e a loro avevamo lasciato i 2 figli di 3 e 7 anni. Avevamo chiesto cosa era accaduto, non riuscivamo a credere fosse vero: era una cosa troppo grave per essere successa realmente. E dei nostri bimbi? Cosa era accaduto in via De' Carracci? Che angoscia; a ricordare quei momenti di panico mi tornano le lacrime. Quando, dopo vagare per strade lontane, abbiamo raggiunto la casa dei nonni, abbiamo trovato i bimbi spaventati in lacrime, anche i nonni erano terrorizzati, si erano infranti i vetri delle finestre e per fortuna, in casa, non si era fatto male nessuno. Poi la verità si è saputa e la nostra indignazione non aveva e non ha limite.

Teresa Culiersi

Era un sabato, avevo 22 anni, ero in partenza per la Corsica per la prima bella vacanza con quello che sarebbe diventato mio marito. Lui era donatore di sangue e subito telefonò al Centro trasfusionale per capire se avevano bisogno di una donazione supplementare, prima di partire, avrei guidato io nel caso lui fosse stato debole. Non fu possibile perchè dissero che era passato troppo poco tempo dal suo ultimo prelievo. Abitavo ancora con i miei genitori subito dentro a Porta S.Mamolo ed era un continuo di sirene nel silenzio agostano. Tutte le botteghe artigiane dei Mirasoli erano chiuse ma, come mio padre molti artigiani erano comunque in bottega a riordinare, a sistemare gli attrezzi. Ci arrivò la notizia dalle finestre, mentre pulivamo casa, da parte di un falegname amico e vicino di bottega. Ancora rimane quell'ansia di non potere fare nulla, di avere davanti una vacanza e il grande amore della vita e di non potere fare altro che ascoltare i notiziari, anche in viaggio anche in un altro Paese. Mi telefonò una compagna di università che alle 10.10 era uscita dalla farmacia della Stazione che per turno è sempre aperta anche di sabato, al momento dello scoppio stava tornando a casa ed era a piedi sul ponte di Galliera. Aveva visto e sentito da lontano tutto, nel racconto urlava ma con la voce strozzata e ho pensato che non avrebbe mai più dimenticato niente. Oggi capisco cosa vuole dire annientare uno Stato partendo dalla gente, colpendola nei momenti di quotidianità più semplice, il bar, la spesa , la farmacia, le vacanze, la festa, il riposo settimanale. Ma Bologna non ha mollato e continua la sua battaglia per la verità.

Cristina Malvi

2 AGOSTO....

 

 

Dimenticare mai

 

Ricordare sempre

 

Le stragi italiane

 

 la loro matrigna

 

E matrice 

 

La stazione di Bologna 

 

 quel boato

 

Che mi rimbomba

 

Ogni tanto

 

Nell'anticamera della mente

 

Senza preavviso

 

Dimenticare mai

 

Ma la memoria scotta

 

vorremmo anche sapere

 

Conoscere

 

I volti

 

Gli occhi

 

Di chi ha deciso

 

Tramato

 

E compiuto 

 

Un crimine

 

Che inchioda 

 

 

E resti muto 

 

poesia del Prof/poeta Roberto Dall'Olio nostro concittadino

MARINELLA GHELFI

Non ne ho parlato per anni e non solo per la drammaticità della strage. Avrei potuto essere lì pure io con mio marito e i nostri amici inglesi per andare a Firenze, ma il caso, o meglio la stanchezza di un continuo girovagare da città in città e la sveglia che avevamo ignorato, ci avevano fatto cambiare programma. Invece di andare in stazione, acquistare i biglietti e salire sul treno in partenza per la magnifica Firenze, avevamo imboccato l’autostrada per il mare di Romagna. Una totale giornata di relax. Non c’erano i cellulari allora, la notizia l’avevamo appresa per radio. Le nostra famiglie stravolte perché convinte che fossimo in stazione a Bologna. Quella strage feroce ci era piovuta addosso così. Dolore e disagio, i commenti degli amici inglesi, il sapere che il caso aveva disposto diversamente per le nostre vite… Confusione di sentimenti e di emozioni e tante domande che ognuno di noi si è posto…

Fosca Andraghetti

2 Agosto 2021

Il due agosto di quarantuno anni fa lo ricordo bene. Era un sabato mattina e mio marito aveva già iniziato le ferie e mi aveva raggiunta nella casa in collina a Sabbioni di Loiano. Nella tarda mattinata decidemmo di andare alla COOP di Loiano, che allora era ancora nella piazzetta sotto alla chiesa, per fare la spesa.  Entrammo nel lungo e stretto locale e ci dirigemmo subito in fondo dove era posizionato il bancone dei salumi e del pane. Improvvisamente dall'ingresso  si alzò un brusio che aumentò di intensità e come una ventata gelida e improvvisa giunse fino a noi. ”Un tremendo scoppio alla stazione di Bologna, una devastazione...” Tutti gli avventori si addensarono per avere notizie , qualcuno ipotizzava una fuga di gas. Tornammo subito a casa per avere notizie più dettagliate. Accendemmo subito la Tv e cominciarono ad arrivare le prime notizie , ma già si capiva che la tragedia era immensa. Immagini che faticavo a guardare, troppo dolorose. Poi improvvisamente dalle camere salì mia figlia e con voce grave mi disse: “Mamma ti devo parlare.” Mi avvicinai a lei preoccupata, ma mi sentii dire:” Finalmente sono diventata grande.” Usò la parola grande per dirmi che era diventata donna. Ci abbracciamo e, mentre la morte mieteva vittime innocenti portando in tante case il dolore, mia figlia mi dava un messaggio di speranza e di nuova vita.

Il 2 agosto 1980 era il mio primo giorno di ferie che, come solito, avrei trascorso a Bologna facendo la pendolare tra la città e la spiaggia di Marina Romea. Ricordo che nel mio condominio circolò la voce che in stazione era avvenuto un disastro a causa di uno scoppio di una caldaia, ben presto diventò a causa di una bomba. Passai la giornata a cercare notizie ufficiali tramite televideo, radio e vicini di casa. Nei giorni seguenti rimasi a Bologna per un sentimento di vicinanza a coloro che furono colpiti dalla tragedia. In seguito è subentrata la consapevolezza di una strage di matrice fascista che non mi fa dimenticare di condividere con la città la memoria del 2 agosto 1980 ore 10,25.

Strage Bologna

Nal 1980 abitavo in via Vittorio Veneto. Quella mattina ero in casa, mi preparavo per le vacanze, e dalle finestre aperte cominciai a sentire il suono delle sirene delle ambulanze che percorrevano via Saffi, dirette al Maggiore. Era impressionante, perchè non si fermava mai. Non capivo ovviamente. Più tardi mi telefonò mio marito che lavorava sotto il Pavaglione e mi disse che era successo qualcosa di molto grave in Stazione. Ma sembrava ancora solo un incidente gravissimo. Era un sabato e dovevamo raggiungere il resto della famiglia che passava l'estate in una casa sulle colline bolognesi. Ma già il giorno dopo i giornali denunciavano la prima terribile verità che purtroppo ancora non è completa. Tornammo di corsa in città per partecipare alle manifestazioni, con un senso di urgenza, di doverci essere per presidiare la piazza, la città, con la certezza che fosse in pericolo la democrazia. Da allora ho sempre cercato di essere presente alla celebrazione del 2 agosto, mi sembra un atto minimo per dimostrare di non aver dimenticato.

2 Agosto 1980
Lavoravo in ospedale, a Bologna, quel giorno ed ero una delegata sindacale. La gente arrivava, ferita o scioccata, inconsapevole di quanto fosse successo realmente o consapevole solo del dubbio: una bomba? no, speriamo di no, sarebbe troppo...tutti i dipendenti della sanità erano allertati, lavoravano senza sosta nè orario, le ferie bloccate, molti richiamati, molti rientrati spontaneamente. Il tg straordinario parlava dello scoppio di deposito di gas nell'area della cucina della stazione...bastava individuarne la collocazione per sapere che erano balle! e questo ci faceva incazzare di brutto, il tentativo di negare. Il giovane segretario della sezione interna del PCI avrebbe dovuto partire per il sud alla 10,20 circa e per giorni non abbiamo saputo che fine avesse fatto (non c'erano i cellulari, allora).. e così ognuno di noi è stato direttamente o trasversalmente coinvolto, ognuno di noi aveva un amico, un parente, un vicino di casa... 

Poi i funerali: non ho mai visto tanta gente in vita mia, temevo di perdere mio figlio in mezzo alla folla..per me, milanese scampata per miracolo alla bomba di Pza Fontana, era un dèjà vu angoscioso...non son mancata quasi mai alla commemorazione delle due stragi, continuerò a farlo sperando di essere ancora viva quando sarà finalmente abolito il segreto di Stato.

Commovente omaggio a Bologna di Federico Del Buono, attore, regista e scrittore bolognese, classe '92,  https://www.facebook.com/federico.delbuono.5
Bologna è strana... 
Ha due torri ma non è New York. E’ al nord ma sta sotto al Po. Accoglie chiunque ma è lontana chilometri dal mare.
Bologna è strana perché noi bolognesi siamo persone strane... eh sì perché quando un forestiero ci chiede "siete in Emilia o in Romagna?" sappiamo solo rispondere "noi siamo Bologna". 
Siamo strani perché alcuni di noi hanno un talento sconfinato che hanno paura di mostrare al mondo... Siamo strani perché amiamo talmente tanto Bologna che d'estate, al posto di andare al mare, riempiamo piazza Maggiore per guardare un film che abbiamo già visto mille volte per il semplice gusto di stare insieme.
Noi bolognesi siamo strani perché una volta all'anno guardiamo un orologio in stazione che per chiunque altro è fermo, ma per noi no. Quell'orologio non è fermo, ricorda. E noi con lui. Perché noi bolognesi non ci fermiamo mai, ma ricordiamo tutto, e ogni cicatrice di questa strana città ce l'abbiamo addosso anche noi.
Noi bolognesi siamo strani, perché quell'orologio fermo ci ricorda che molte persone purtroppo non hanno più tempo, e che non dobbiamo perderlo noi.

Sabato 2 Agosto 1980 ero in vacanza al mare con la famiglia quando giunse la notizia di un violento scoppio alla stazione di Bologna che aveva fatto crollare la sala d'attesa di seconda classe. All'inizio si ritenne che lo scoppio fosse dovuto ad una caldaia, ma la cosa non mi convinse, perché una caldaia non può scoppiare in Agosto quando il riscaldamento è spento. Infatti nel secondo comunicato radio che arrivò' fu annunciato che era stato trovato un grande buco che faceva pensare ad una bomba, ipotesi poi confermata nei giornale radio successivi. Alla mia mente si affacciarono i tristi e terribili momenti che avevo vissuto negli anni 70, gli anni di piombo. Anni nei quali il terrorismo, sia di destra che di sinistra, aveva seminato vittime e paura. Un periodo di tempo iniziato con la strage di piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969 e che aveva avuto il suo culmine con il rapimento dell'onorevole Moro e sua seguente uccisione nella primavera del 1978. Lo scopo dei terroristi era quello di destabilizzare le istituzioni provocando una reazione nella classe operaia e nei lavoratori in genere, che avrebbe dovuto aprire le porte ad un'insurrezione armata di matrice comunista, mentre il terrorismo di destra mirava a creare una situazione di disordine che avrebbe aperto le porte ad un intervento di militari per un colpo di stato e Bologna era stata scelta non a caso, perché i disordini, che avrebbero dovuto scoppiare e far temere per una rivoluzione, sarebbero stati immediatamente repressi. I bolognesi seppero tenere i nervi saldi, non ci furono incidenti, né disordini, Bologna pianse ed onoro' le vittime ed ogni anno ricorda quel tragico momento e rinnova il dolore dei parenti ed amici delle vittime. 

Il terrorismo si spense, i colpevoli materiali furono scoperti, processati e condannati, ma i mandanti non furono mai scoperti, forse sono già morti ed hanno portato nella tomba i loro segreti. Rimane oggi la consapevolezza di avere quel giorno corso un pericolo mortale, ma le istituzioni, i sindacati, i lavoratori, i partiti, i cittadini tutti hanno saputo fare fronte comune ed hanno salvato la nostra Repubblica e la nostra Democrazia.

Gabriele Vitali