“Primo dell'anno” e mio adattamento!

Dopo i lunghi anni di guerra tornai a Bologna e una delle prime cose che imparai  è stata quella che soltanto i maschietti potevano bussare a tutte le porte per augurare il buon anno ricevendo in cambio qualche lira. Le bambine non lo potevano fare in quanto donne e apportatrici di sfortuna, disgrazie varie, insomma i loro auguri avrebbero avuto ripercussioni nefaste su tutto il corso nel nuovo dell'anno.

Io allora mi ribellai con le argomentazioni di cui disponevo, strilli e calci, incredula e sdegnata ,ma la mamma non mi fece uscire di casa. Solo il giorno dopo, siccome la mia protesta continuava, mi portò dai vari condomini che, senza ombra di dubbio, mi fecero capire, quanto i miei auguri sarebbero stati inopportuni. Non sarei mai andata a fare gli auguri il primo dell'anno ma, per ripicca, decisi che mi avrebbero portato fortuna solo gli auguri fatti dalle donne. Qualcosa per affermare i diritti delle donne l'ho fatto pure io!

Da allora tanti “primo dell'anno” sono passati fino ad un altro che ricordo perché mi fa ridere e nello stesso tempo mi dà malinconia.

Mia sorella iniziò a vivere con una badante e io mi alternavo, a questa, per assisterla. Abitavamo vicinissime e perciò mi era semplice passare da casa sua una o due volte al giorno, nelle ore più svariate, per alleviare la sua solitudine. Il pomeriggio del 31 gennaio , mentre stavo uscendo , mi sentii dire: “Non sognarti, domani mattina, di entrare in casa se prima non è entrato un uomo”. Da lei non me lo sarei mai aspettato, ma io in casa dovevo entrare perché la badante, essendo festa in casa non c'era! Mio figlio e mio genero erano fuori Bologna, allora chiesi aiuto al signore che abitava di fianco. Lui conosceva da tanti anni mia sorella, era stato studente universitario fuori sede e tante volte, quanto gli mancava qualche ingrediente, lo chiedeva a mia sorella. Si dimostrò felicissimo di farle gli auguri, glieli avrebbe fatti subito perché l'indomani era di turno al Sant'Orsola, ma fatti il 31 dicembre gli auguri non valevano. Bussai alla porta di fronte, ma la famiglia stava andando in collina per passare alcuni giorni con i nonni. Altre persone nel caseggiato non conoscevo e cercando a chi potessi chiedere questo favore passai una notte insonne. L'indomani mi recai a Messa senza passare da mia sorella per appoggiare la sporta con le vivande.. Speravo, tra le poche persone presenti in chiesa, di trovare un conoscente, ma non ne vidi nessuno poi mi venne l'idea che risultò la migliore. Finita la Messa andai in sacrestia e spiegai al parroco quello che era un mio grande, e nello stesso tempo ridicolo,, problema. Lui conosceva bene mia sorella, con pazienza, gli aveva riordinato , in modo egregio, tutto l'archivio. Iniziai a parlare con voce titubante, ma non vi dico come terminai. Il parroco accettò e venne portando anche la Comunione. Quel primo dell'anno un uomo e Nostro Signore varcarono per primi la soglia di casa e mia sorella ne fu felicissima.

Il tempo è passato altri primo dell'anno sono volati via ed ora ho la lista delle persone anziane e sole senza nessuno che possa fare a loro gli auguri. Allora ho rimediato con Taif . E' lui che li fa telefonicamente e li fa con garbo e gentilezza. Alcune persone le conosce personalmente e con loro si intrattiene a parlare mentre io penso a quanto sia strana la vita e a quanti adattamenti si deve sottostare  per far contente le persone care.

Mariella