Una preghiera per la pace

Venerdì Santo, via crucis al Colosseo, Roma.
Stazione tredicesima, Gesù muore sulla croce.
La croce è portata da due donne, una russa ed un'ucraina.
La sofferenza di queste due donne nel portare la croce, il loro silenzioso pianto, lo sguardo rassegnato, sono un grande urlo contro la pazzia di questa guerra.
Sono due mamme, due mogli, due sorelle, due vedove, due vittime della follia della guerra.
Si sono guardate, hanno chiuso gli occhi e chinato il capo, si sono capite ed insieme, nel loro silenzio, hanno urlato il loro NO alla guerra ed invocato la PACE.

Se il mondo fosse governato dalle donne non ci sarebbero guerre, violenze, terrore, povertà, ingiustizie......sarebbe un mondo di serenità, di gioia, di amore, di pace, un mondo felice.

Gabriele Vitali

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Mah, oggi i giornali riportano la notizia che Katarina Putina la figlia piccola di Putin è fidanzata con Igor Zelensky, un ballerino che non centra nulla col presidente ucraino, ma la comunanza di cognomi la dice lunga sulla vicinanza culturale e linguistica dei 2 Paesi. Mi viene da sperare che le donne e soprattutto le ragazze possano fare finire questa assurda guerra di vicinato e penso alla giovane giornalista che è comparsa al telegiornale all'inizio della guerra con i cartelli per denunciare a tutti gli spettatori quello che stava in realtà accadendo.

 

29 maggio 2022

Una signora chiamata Pace.

Durante la guerra la mia famiglia si trasferì nel Veneto e sono solo alcuni e marginali gli episodi di guerra che io ricordi , molti quelli di vita vissuta in quel luogo isolato dal mondo. Le poche notizie che avevamo dal fronte erano portate da Pace una bella signora sui trent'anni che, ogni dieci o quindici giorni, veniva da Verona in bicicletta alla ricerca di un po' di cibo : uova , polli, farina che le donne della contrada erano contente di venderle. Pace aveva la bocca rossa a forma di cuore , i capelli fiammeggianti e pieni di ricci che scendevano a boccoli sulle spalle e dei vestiti colorati.  Quando si annunciava scampanellando era tutto un accorrere delle donne di tutta la contrada che si davano la voce gridando “ Vegnì vegnì ghe la Pase “ per sentire come andassero la guerra. Se le notizie erano buone si parlava forte altrimenti quelle brutte si sussurravano. A me piaceva tanto  quella signora così diversa dalla mamma e dalle zie, ma non ero interessata ai suoi discorsi; mi limitavo a seguirla e a guardare il suo vestito, il cappello a larga tesa , le scarpe coi tacchi di sughero.......

Un giorno nella corte echeggiò il solito richiamo, ma molto più festoso: “ Ghe la pase “... “ Ja dito che ghe la pase “... Nelle case si stappavano bottiglie di recioto e tutti si abbracciavano ridendo e piangendo . Io a lungo cercai, di casa in casa, la bicicletta e la signora dai capelli rossi e, non vedendola, restai molto delusa. Per me la pace era quella donna e non  riuscivo a spiegarmi quelle risa , quegli schiamazzi e tutta quella allegra confusione.

Solo dopo diversi anni compresi cosa significhi la parola pace.