Un libro per amico

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libro con appoggiati occhiali da vista e smartphone sul tavolo

 

In quest’epoca della comunicazione globale e veloce, nell’era di Internet, nella quale si vedono sempre di più ragazzi, giovani, adulti ed anziani con lo smartphone in mano girare per strada o sostare in parchi, piazze e giardini e fissare attenti lo schermo, isolandosi dal contesto esterno, sembra strano ed anacronistico parlare del libro stampato e definirlo addirittura un amico. 
Il libro può sembrare una cosa per nostalgici sorpassati ormai fuori dal tempo, ma non è così, visto il diffondersi di biblioteche e l’aumento delle vendite. Aumentano le persone che si recano in biblioteca a prendere in prestito un buon libro da leggere.   
Sono nato subito dopo la guerra, nel secolo scorso, addirittura nel millennio precedente ed ho vissuto i tempi nei quali tutti leggevano: chi leggeva libri, chi fotoromanzi, chi i fumetti e leggere aveva un suo fascino, perché nel libro si cercava il sapere e chi leggeva era considerato una persona colta e da rispettare, ma leggere era anche un passatempo, uno svago.
Poi venne la televisione, che, come passatempo, era considerata meglio e il fascino della lettura iniziò a diminuire, si preferiva guardare il teleschermo, era meno impegnativo che leggere e si seguivano i programmi che la RAI propinava ai telespettatori. 
Il libro però continuava a vivere e leggere restava sempre un piacere. Dai libri si continuava ad apprendere tante cose, non dimentichiamoci infatti delle enciclopedie, libri grandi e pesanti che contenevano il sapere umano, ma sullo scaffale della biblioteca, assieme a questi grandi libri, facevano bella mostra di sé i romanzi di grandi e meno grandi scrittori. 
Alla fine degli anni cinquanta, inizio anni sessanta del secolo scorso, fecero la loro apparizione i libri tascabili, libri di dimensioni più piccole e di minor costo, che si potevano portare con sé in giro e leggere in qualsiasi momento libero, fu un successo ed ebbero larga diffusione, perché non si leggeva più solo in casa, ma si poteva leggere in treno o in corriera la mattina mentre ci si recava a scuola od lavoro, si poteva leggere nelle sale di attesa delle stazioni o del medico mentre si aspettava il proprio turno, si poteva leggere in spiaggia distesi al sole mentre ci si abbronzava, si leggeva la sera distesi nel letto, il libro ritornava ad essere importante, diventava un amico, un compagno fedele, alla portata di tutti. Negli anni della scuola e nei primi anni del matrimonio ho letto tanti libri di svariati autori, sia italiani che esteri, poi gli impegni di lavoro e la cura dei figli mi ha portato a leggere meno, ma la passione restava ed ogni momento libero era buono per leggere.
Vennero i Personal Computer ed il libro stampato ebbe una flessione, ma che non durò molto, perché conservava sempre il suo fascino e si trasferì su questo strumento che piano piano invase le case, non c’è famiglia oggi che non abbia un computer in casa e forse più di uno. Sono stati gli smartphone a dare il colpo più duro al libro, soprattutto tra i giovani, che ormai sono presi dalla febbre dei social e passano ore a giocare con questo strumento, che è passato da strumento di compagnia a padrone della loro vita. Nonostante ciò, l’editoria resiste, perché dopo il PC, è passata ad utilizzare anche gli smartphone trasferendovi i libri, che continuano così a mantenere il loro fascino, unico e grande per noi meno giovani e gli scrittori continuano ad esistere ed affermarsi sempre di più, grazie anche ai premi letterari, i concorsi e gli incentivi per i giovani scrittori.
Unico è il piacere di tenere in mano un libro, sfogliarlo e sentire il profumo delle pagine, leggere le parole e comprenderne il significato e leggendo vivere le emozioni che sa suscitare. 
Il libro è fedele, non ti lascia mai, non è mai off-line, non si scarica mai la batteria, è eterno, sempre pronto all’uso, basta prenderlo in mano, aprirlo ed iniziare a leggere parola dopo parola, capitolo dopo capitolo sino alla fine ed a volte quando finisce un po' dispiace, viene voglia di riprendere da capo, sicuri di ritrovare le parole appena lette. Le sue pagine non si perdono mai, come a volte può succedere con i file del Computer o dello Smartphone, sono lì che aspettano silenziose e pazienti, pronte a ridarti le antiche emozioni.
Quando cerco di trasmettere a mio nipote tredicenne il piacere della lettura ed il fascino del libro, che io non esito a definire “amico libro”, lui distoglie lo sguardo dal telefonino, con un leggero accenno di sbuffo, mi guarda ed esclama: “Nonno sei proprio un nostalgico” e riprende a fissare lo schermo, dove le immagini e le parole scorrono velocemente. Forse ha ragione, sono un nostalgico ed in quel momento mi giro verso la libreria, i cui scaffali sono pieni stipati dei miei amici libri ed un velo di tristezza mi scende nel cuore, assieme ad un grande rammarico di non avere più il tempo di leggere come una volta.

Gabriele Vitali
 

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Ho imparato ad amare il bookcrossing: quei posti custoditi dove si possono lasciare e prendere libri gratuitamente. Il più grande è in via Fondazza. il vado al Parco Olivi di Chiesa Nuova (in via Toscana). C'è una casina di legno di fianco ad una fontanella in cima alla collinetta in mezzo agli alberi, con tante panchine. Ci vado nel fine settimana. Porto libri che ho letto ma che non voglio tenere più e a volte ne prendo altri. Mi sembra così che i libri abbiano tante vite e tante occasioni di vita. I libri costano e la carta non deve essere sprecata. Magari libri che a me non sono piaciuti potrebbero piacere ad altri. Una volta dentro ad uno di questi ho trovato una lettera toccante di un uomo che l'aveva regalato ad una signora che stava partendo. Quel libro non l'ho mai più messo in circolo, come se quella lettera quel signore l'avesse indirettamente scritta a me; è stato un grande regalo

19 Maggio 2021

Oggi ho imparato una parola in inglese “bookcrossing” ma quello che significa io lo scoprii esattamente ventuno anni fa a Riccione. Inizialmente mi chiesi come mai si smarrissero tutti quei libri che vedevo appoggiati sui muretti o sulle panchine poi mi fu spiegato che si lasciavano in dono a chi desiderasse leggere senza andare in libreria. L'idea mi piacque moltissimo. Il primo libro che portai a casa fu Fontamara di Ignazio Silone poi ne seguirono tanti altri. Ora quando mi voglio disfare di un libro lo poso  sulla panchina alla mia fermata dell'autobus e quando non lo vedo più ne sono felice perché penso che qualcuno lo leggerà.

Nonna M

Gli e-book invece mi lasciano perplessa. Non hanno odore e non occupano spazio, ma non si possono scambiare nè sottolineare nè chiosare, però il testo si può ingrandire a piacere e anche il contrasto fra le parole e la pagina si può regolare. Insomma mi sembrano un inno all'egoismo della nostra società. Lo compra il singolo, lo legge solo lui o è costretto a cedere il lettore (e-reader). Ok costano meno e non c'è spreco di carta ma è come se vivessero una volta sola. Io penso che i libri debbano vivere più vite, viaggiare, spostarsi, riposare, perdersi, toccare più generazioni, passare di mano in mano, essere lasciati a metà o essere letti più volte, giacere su comodini o sotto pile di carte, MA ESSERCI! Gli e-book si dimenticano facilmente o per meglio dire: ci si dimentica di averli.

Krista, condivido in pieno il tuo commento. Il libro scritto è vivo e deve passare di mano in mano.
Gli e-book sono la risposta degli editori all'avanzare della digitalizzazione della società, ma sono freddi e non hanno nessun fascino, vuoi mettere il fascino di una copertina ammiccante all'interno di una vetrina?

Un libro per amico? Certo! Ci sono due cose che mi hanno aiutato in questo lungo periodo, non ancora terminato, di pandemia: la lettura – compulsiva – e la scrittura circa uguale. Entrambe mi sono state amiche e compagne nella solitudine da un isolamento domiciliare causa Covid19. È stato quindi un piacere leggere, in questo blog, i commenti precedenti, in particolare mi trovo molto in quelli di Gabriele Vitali. Da bambina, leggevo di nascosto i libri di mio padre; in realtà non sapevo ancora leggere, ma ero convinta che bastasse fare come lui, cioè seguire le righe con l’indice e muovere le labbra sussurrando parole… inventate. È così che ho imparato a raccontare storie! Dei miei libri sono gelosa, lo sono diventata dopo che alcuni, prestati, non sono tornati a casa. Appena mi è stato possibile, ho iniziato ad acquistarli realizzando una piccola biblioteca personale. Posso rileggerli quando voglio, assaporare di nuovo le parole, ascoltare il fruscio leggero delle pagine sfogliate, ricordare un particolare, magari avere un’opinione diversa dalla prima lettura. Quando mi regalarono un Reader ero piena di entusiasmo che, però, è sparito poco per volta: funzionale per i viaggi, ma non ha profumo e lo vedo un po’ come un robot. Che dire? Mi ha fatto piacere incontrare il pensiero di persone con cui condividere questa bellissima passione. Fausta

7 giugno 2021

A proposito di libri vorrei poter descrivere l'emozione provata quando dentro al libro c'erano scritte le mie parole , i miei pensieri, i miei sentimenti. Il solo guardarlo o tenerlo in mano calmava ansie, timori e soprattutto, durante questo periodo in cui la solitudine riempiva le giornate sapere che qualcosa di me poteva entrare in alcune case ed essere letto mi ha fatto sentire meno sola.

Mariella Fenzi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti succede di non riconoscere quasi più le cose che hai scritto e che vengono pubblicate? a me spesso succede che se un mio articolo o racconto viene pubblicato, quando lo vado a rileggere al di fuori dal mio computer o dal mio quaderno mi risulti quasi sconosciuto. Come se una volta uscito non mi appartenesse più. Lo leggo, lo rileggo, lo confronto col testo che ho memorizzato e nonostante sia evidente che si tratta del mio testo, mi risulta estraneo

28 Giugno 2021

In questi giorni di caldo torrido mi sono concentrata a cercare se, tra i romanzi letti in gioventù, e anche negli anni successivi, ci fosse qualche uomo morto suicida, ma per amore. La ricerca è stata molto difficoltosa, perché non mi veniva in mente nessuno. Poi la folgorazione è avvenuta di notte quando cercavo di prendere sonno. Invece di contare le pecore cercavo un tizio qualunque che si fosse ucciso per amore e per me, di origine venete, è stato motivo di sorpresa del tipo: ” Ma come non mi è venuto in mente prima!” Si tratta di tale Montecchi Romeo immortalato da un certo William Shakespeare inglese. Sono sicura che come avvenne  questo suicidio  la ricordiate tutti.

Però ho anche appreso qualcosa di veramente singolare; il grande Shakespeare , per raccontare questa storia è andato a rimestare in un antico mito babilonese molto conosciuto nella società greca e romana: Pirano. Io non me  lo sarei  mai immaginato: anche i grandi copiano! Come Romeo anche Pirano era innamorato follemente della bella e dolce Tisbe, ma a causa dell'odio delle rispettive famiglie i due amanti decidono di fuggire. Il piano però fallisce e Piramo, credendo che Tisbe sia morta, si pugnala. Poco dopo sul posto giunge la ragazza e vedendo il compagno esanime si trafigge pure lei il petto.

Per ora mi fermo qui ma la mia ricerca continua.

Mariella Fenzi.

Penso a Dorian Gray. Vi ricordate lo splendido libro di Oscar Wilde in cui il protagonista non invecchia ma al suo posto invecchia e abbruttisce il suo ritratto? ci sono stati molti film tratti dal libro l'ultimo nel 2009. In realtà Dorian, il protagonista, non si uccide per amore ma viene trovato morto dalla servitù con un coltello conficcato nel cuore. Dopo una lunga vita di efferatezze in cui il suo aspetto rimane giovane e impeccabile perchè ad invecchiare è il suo ritratto, ad un certo punto Dorian è talmente innamorato di sè che pensa di uccidere il suo IO reale impersonato dal quadro.

Ma così facendo si uccide e ritorna se stesso, restituendo al quadro la sua natura artistica!

E' molto interessante questa discussione di "Un libro per amico". Vorrei riportare la mia esperienza: frequentavo le scuole elementari nel paesino dove ancora adesso abito. Per vari motivi ero spesso sola e mi appassionai molto alla scuola; ai miei tempi "le aste", i libri con la frutta e vari oggetti con la lettera in grande: ad esempio: immagine di fragole-lettera F (scritta bene con cannuccia e pennino e inchiostro)...e poi le pagine di "O" maiuscole e minuscole e poi le "A", uguale. Insomma ..avevo una maestra molto brava, diventai amica delle sue due figlie e spesso ero a casa loro. Avevano una bella biblioteca con libri con riduzioni per ragazzi. Il primo libro che lessi fu "Orgoglio e pregiudizio"; poi "La figlia del capitano", poi anche i libri di avventura (Kipling); poi - e fu il massimo per la mia età -"Il Circolo Pickwik". La fatica che facevo a leggere i nomi in inglese!!!! Però il genere rosa è sempre stato per me il meglio, assieme al giallo che ho inziato a leggere un pò da più grande. Insomma, avete ragione, non c'è succedaneo al libro. Perchè in ogni libro letto c'è qualcosa di quell'età, di quei sogni. Con quel profumo di carta stampata. Con quel ricercare poi le edizioni più belle. E' un mondo. E ancora adesso ripenso a Darcy (Orgoglio e pregiudizio) e alle sorelle Bennett di "Piccole donne". In una parola, la penso come voi.