Ricette con i fiori e le erbe dei prati

La mia nonna materna che era nata e cresciuta in montagna sapeva riconoscere i funghi, le erbe e i fiori che si possono mangiare.Anche quando si era trasferita a Bologna, in primavera girava per i parchi della città raccogliendo queste prelibatezze e poi cucinandole anche per me. Ad esempio il risotto con i funghi chiodini raccolti al parco di San Michele in Bosco o la frittata con le cime di ortica sbollentate e saltate in padella. Se fosse possibile, sarei così felice di farmi dettare da lei queste ricette, ma lei era del 1907 e non è ormai più con noi.

Qualcuno di voi raccoglie ancora questi doni della terrà? conoscete ricette o fate ancora cibi così semplici della tradizione?

Immagini
Fiori di zucca

di Mara C.

Una ricetta "particolare" con i funghi chiamati chiodini o cappelline raccolti in questo periodo nel campo:
quando preparo la Zuppa (anzi..la Crema) di cipolle la servo con accanto una ciotola di dadini di pane toscano abbrustolito...e una ciotola di funghetti (solo le cappelline dei più piccoli) abbrustoliti anche quelli. Faccio sempre un figurone....con poco! 

La mia nonna andava lungo i fossi a cercare la "grassagallina" (valerianella) e poi metteva un po' di olio in un tegame con della pancetta o lo "sgambuzzo" del prosciutto tagliato a dadini, faceva rosolare e alla fine condiva la grassagallina. Insalata fantastica! 

E i "Piscialetti"...! Da piccola non volevo raccoglierli...perchè temevo veramente di fare la pipì a letto!!!Ma ora il Tarassico o Dente di leone lo raccolgo: le foglie giovani e piccole le unisco all'insalata, quelle un po'..meno giovani le sbollento e le uso (tritate e insaporite con aglio) per condire la pasta asciutta.

e le frittelle coi fiori d'acacia? una prof toscana di mio figlio al Fermi un lunedì ne portò un vassoio e i ragazzi non potevano credere che fossero così buone

Piante per ricette ed altro.

Zia Silvia e la scatola di latta

La zia Silvia era la moglie di Gino fratello maggiore della mia mamma.

Io la consideravo molto vecchia anche se allora aveva passato da poco la quarantina. Aveva i capelli striati di grigio, lunghissimi raccolti in una treccia, che lei avvolgeva dietro la nuca, trasformandola così in una crocchia. Aveva un'ampia fronte, naso adunco e due occhi che, quando mi guardavano, diventavano due fessure tanto si rimpicciolivano e, al di sopra delle labbra, dei peli neri.

Dopo la nascita del secondo figlio, ne aveva quattro , le era venuta una brutta flebite e così se ne stava sempre a letto da dove comandava a bacchetta tutti quanti. Non mi era molto simpatica questa zia, ma aveva qualcosa che la distingueva da tutte le altre donne della corte: possedeva una grande scatola di latta piena di medicamenti che lei traeva dalle piante. Fintanto che ne era stata in grado aveva raccolto foglie, pianticelle, radici, bacche...per curare prima se stessa e in seguito marito, figli , nipoti e anche tutto il vicinato che a lei ricorreva prima di andare dallo speziale. A volte succedeva che il rimedio adatto per il vicino di casa fosse finito ma, per lei stessa, la scatola di latta ne riservava sempre a sufficienza!

Con Rina, la figlia più grande, ho imparato a raccogliere piante officinali e a cucire dei sacchettini con rimasugli di tela bianca. Mi parevano tanti perché tante erano le piante e le miscele che la zia vi custodiva. Su ognuno dovevamo ricamare,  a punto erba,  delle sigle di diversi colori per riconoscerle facilmente. Tutto quel tesoro era conservato gelosamente nella scatola di latta assieme a vasetti di unguenti ottenuti con vaselina e misture di foglie e anche bottigliette piene della prima distillazione dei graspi arricchita poi con bacche.

A tutti era tassativamente proibito aprire la scatola e forse per questa ragione, era riposta nella sua camera da letto sopra l'armadio, di fianco ad un'altra più piccola. Quella però conteneva i risparmi e a mia cugina interessava di più.

L' andare a raccogliere piante per le cavedagne o in riva ai fossi era demandato a Rina ed io la seguivo. A me riusciva bene raccogliere i fiori della camomilla, della malva , il biancospino e le bacche del pruno. La zia, per controllare il nostro raccolto, si alzava dal letto e si spostava in cucina dove sul tavolo procedeva alla selezione. Come poi le trasformasse in medicine, per me, è rimasto un mistero. Quando qualche suo parente veniva a trovarla le portava piante particolari, una le era molto gradita la chiamava 'Erba madre' e si trovava solo a mezza collina. Con quella ci faceva un decotto per fermare la diarrea , ma con le stesse foglie la mia nonna mi faceva delle frittelle buonissime e, anche se non curavano nessuna malattia, mi facevano tanto bene.

Nonna M

 

Strigoli ( Silene vulgaris), radicchi selvatici ( cicoria), rosole ( la pianta del papavero), lischi (barbe dei frati), questi sono i tesori che cerco nei campi. Naturalmente come per ogni tesoro  i luoghi di raccolta non si rivelano con precisione.. comunque  in Romagna. Gli strigoli sono speciali per preparare un condimento per le tagliatelle, sono molto saporiti. I radicchi selvatici  li taglio fini fini e li condisco con olio aceto e sale. Amarognoli e croccanti. Le rosole lessate e tirate con aglio e olio in padella sono il ripieno ideale per i crescioni romagnoli (gussun in dialetto ), quelli antichi .. pasto povero e saporito della tavola contadina romagnola. I lischi crescono su terre salate e si trovano in un particolare luogo dove ci sono sorgenti di acqua salata. 

 

Che bei suggerimneti! procedo subito con il tarassaco, a maturazione con le fittelle dei fiori di acacia. Ci va il miele, vero?